Ennio Flaiano e l’orgoglio di essere abruzzese

'Caro Scarpitti, adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch’io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l’orgoglio di esserlo, che mi riviene in gola quando meno me l’aspetto, per esempio quest’estate in Canada, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra. ...'

Così scriveva Ennio Flaiano all’amico Pasquale Scaltritti, giornalista e letterato, altro abruzzese innamorato della propria terra. E’ l’incipit di una lunga, bellissima lettera che svela il profondo legame che lo scrittore mantenne con i luoghi di origine, il senso di appartenenza a quella cultura e il riconoscersi nei tratti distintivi della gente d’Abruzzo, tolleranza, buonumore, franchezza, ma anche senso della vanità delle cose, disattenzione.

Flaiano è stato uno degli intellettuali più interessanti del panorama italiano e il primo vincitore del Premio Strega nel 1947 con il romanzo Tempo di uccidere.

Con il suo stile personalissimo e sempre riconoscibile ha spaziato dalla letteratura al giornalismo, dalla radio al cinema che deve a lui le sceneggiature di film indimenticabili come La dolce vita o Vacanze romane.

Ironico e pungente, con i suoi aforismi ha stigmatizzato gli aspetti della società degli anni Cinquanta e Sessanta mettendone in luce i paradossi.

Nel 1973, a un anno dalla morte dello scrittore, fu istituito a Pescara il Premio Flaiano che si tiene da allora con cadenza annuale. Si tratta in realtà di una serie di concorsi, manifestazioni e rassegne di cinema, teatro, letteratura e televisione che celebrano in questo modo la personalità poliedrica e versatile di Flaiano.

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